Elettronica in casa: qualcuno fa qualcosa?

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    C'è qualche appassionato di elettronica "montata", quelli che un tempo si chiamavano "sperimentatori"?

    Avevo cominciato a fare sperimentazioni elettroniche circa venticinque anni fa (era la primavera del 1985), ma negli ultimi tempi ho drasticamente ridotto questo hobby.
    I motivi miei personali sono diversi:
    1- Ho perso il lavoro, quindi, causa la mia età, devo accontentarmi di lavoretti "in ritenuta d'acconto", che per i vincoli di legge non possono essere troppo frequenti.
    2- L'evolversi della componentistica impone attrezzature ben più evolute del semplice saldatore: con il diffondersi della SMD un saldatore costa diversi schei; problema a cui si aggiunge uno personale, il mio peggiorare della vista causa l'età.
    3- Si stanno diffondendo sempre di più componenti programmabili, che richiedono una buona dose di capacità informatiche e soprattutto stare più al PC che al tavolo di prova.

    Con l'evoluzione della componentistica, prima che con la crisi, ho notato una diminuzione drastica di chi fa lavori di sperimentazione vera e propria. Ho scoperto da poco "Arduino", la schedina programmabile "open", ma anche lì si sta più sulla programmazione che sulla sperimentazione.

    Ormai sto facendo ogni tanto (l'ultimo lavoro è di quasi un anno fa) qualche lavoro nel settore del modellismo ferroviario: ci sono diversi schemi per il controllo digitale che possono essere ampliati e modificati e il DCC è diventato ormai uno standard quasi "open", dato che nessuno accampa più brevetti in merito.
    Nel campo del modellismo RC non si può fare quasi nulla da sè se non provare questo o quel circuito a causa sia dei limiti d'ingombro che anche di problemi legali. Poi io per la RF sono negato, l'unica cosa che mi aveva funzionato subito era un pre d'antenna per TV (a tutt'oggi, dopo 26 anni, ancora funzionante e installato!).

    Qualcun altro ha esperienze nell'elettronica senza essere un professionista?

     
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    avevo uno o due amici, soprattutto uno, che prendevano l'elettronica sul serio

    di per sé a me qualcosina ogni tanto interessa, mi capita di leggere qualche rivista così perché la trovo, ma non "sperimento"
    più che altro avevo pasticciato con l'elettrotecnica più grossolana
     
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    evolutionator, cosa intendi con "elettrotecnica più grossolana"?
     
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    CITAZIONE (the pilot @ 25/10/2012, 17:41) 
    C'è qualche appassionato di elettronica "montata", quelli che un tempo si chiamavano "sperimentatori"?

    Io ho iniziato la mia attività lavorativa con progetti e costruzioni di posizionatori meccanici con motori passo-passo controllati a microprocessore. C'erano Zilog, Motorola, Fairchild e pochi altri e si programmava in assembler. I primi programmi li ho assemblati a mano: scrivevo le istruzioni su un foglio di carta, traducevo in codice esadecimale servendomi di una tabella di istruzioni e di regole, e poi digitavo i codici su un tastierino esadecimale, con display a LED a segmenti. Le EPROM erano di 2Kbyte! Mi sono costruito il circuito per programmarle, e per cancellarle ci voleva la lampada ad ultravioletti. Quando ho avuto a disposizione una specie di computer con un programma assemblatore simbolico mi è sembrata una cosa favolosa! Potevo scrivere le routine e provarle in single step! Poi si faceva molto anche con i circuiti analogici, ovviamente, e con semplici logiche a CMOS. Bei tempi. Oggi tutta quella roba non serve più a niente. C'è già tutto bello e pronto in commercio, e non ha senso volersi costruire dei circuiti ad hoc. A meno di non voler fare qualcosa di molto particolare...
     
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    QUOTE (the pilot @ 6/11/2012, 11:44) 
    evolutionator, cosa intendi con "elettrotecnica più grossolana"?

    motorini elettrici, solenoidi, motori monofase... roba di questo tipo
     
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    CITAZIONE (Minsky @ 10/11/2012, 21:39) 
    Io ho iniziato la mia attività lavorativa con progetti e costruzioni di posizionatori meccanici con motori passo-passo controllati a microprocessore. C'erano Zilog, Motorola, Fairchild e pochi altri e si programmava in assembler. I primi programmi li ho assemblati a mano: scrivevo le istruzioni su un foglio di carta, traducevo in codice esadecimale servendomi di una tabella di istruzioni e di regole, e poi digitavo i codici su un tastierino esadecimale, con display a LED a segmenti. Le EPROM erano di 2Kbyte! Mi sono costruito il circuito per programmarle, e per cancellarle ci voleva la lampada ad ultravioletti. Quando ho avuto a disposizione una specie di computer con un programma assemblatore simbolico mi è sembrata una cosa favolosa! Potevo scrivere le routine e provarle in single step! Poi si faceva molto anche con i circuiti analogici, ovviamente, e con semplici logiche a CMOS. Bei tempi. Oggi tutta quella roba non serve più a niente. C'è già tutto bello e pronto in commercio, e non ha senso volersi costruire dei circuiti ad hoc. A meno di non voler fare qualcosa di molto particolare...

    I processori non li ho mai usati fino a quando non ho cominciato a montare apparecchi per uso fermodellistico in DCC (io ho modelli e una parvenza di plastico ma, essendo in N, non posso usarlo causa i costi proibitivi dei decoder per locomotiva, e in quella scala non vanno in tutte); lì si usano i PIC della Microchip.
    Logiche CMOS... compravo gli integrati "a stecche" (hai presente i contenitori con i quali li confezionano? Ecco, siccome anche ne facevo fuori a chili, dovevo averne sempre una buona scorta). Le memorie non le ho mai usate, perchè ne venivano fuori sempre di più capienti e forzatamente sempre con nuove piedinature.
    Adesso come ho accennato ho scoperto Arduino. Mi sono per ora procurato la documentazione, poi farò qualche prova applicativa, dato che di schede e schemi con esse ne esistono decine. Ma anche qui si sta più al PC che alle prove.
    Ho provato a chiedere per fare la patente di radioamatore: scoperto che quelli almeno qui sono una specie di casta, quasi come i partiti. Contattati tre volte, mai nessuna risposta.


    CITAZIONE (evolutionator @ 11/11/2012, 09:25) 
    CITAZIONE (the pilot @ 6/11/2012, 11:44) 
    evolutionator, cosa intendi con "elettrotecnica più grossolana"?

    motorini elettrici, solenoidi, motori monofase... roba di questo tipo

    Quello, da modellista ferroviario, è la regola. Una volta ho fatto su richiesta per un tizio una centralina che era tutta a relè, date le ridottissime dimensioni della parte "di manovra" del plastico. Non era venuto nemmeno chissà che mostro, i relè erano 12 bistabili e 10 singoli.
     
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    Mi ricordo che da noi all'itis (aaaaaanni fa) come progetto gli elettronici (mi pare) avevano fatto un plastico con il trenino e un sistema di semafori e controlli superlusso.
    Però quelli di meccanica avevano fatto una vera macchina, molto più eccitante :D
     
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    Beh, di gente che si è fatta il "blocco automatico" per il plastico in casa ne ho conosciuti diversi.
    Una volta con uno ho costruito un "blocco manuale", che si distingue dagli automatici perchè è l'operatore (capostazione, dirigente movimento o guardablocco al vero) a dover verificare che il treno che gli passa davanti sia completo, verificando che ci siano i segnali di coda: molti ferrovieri anziani, quando si trovano in una stazione, hanno il moto istintivo di "controllare la coda" dei treni che passano.
    Io avevo riprodotto "elettronicizzandolo" (usando logiche invece di complicati sistemi meccanici che bisognerebbe farsi fare) il principio del "blocco a settori" di tipo tedesco. Ho uno stupendo libretto del 1936 su questo sistema... tutto scritto in gotico! Ebbene, il circuito ha funzionato, ma non l'ho mai implementato in un plastico propriamente detto.


    Io non so usarle, ma sono stato in contatto per qualche tempo (ora non più) con alcuni che sapevano ancora lavorare con le valvole.
    Ci sono certi che vogliono "replicare" vecchi circuiti in tutto e cercano le "new-old stock", che arrivano a costare anche 10 volte gli equivalenti ancora prodotti! Per esempio una valvola EL 34 N.O.S. arriva tranquilla anche a 500 euri, una uguale ma di produzione russa o cinese costa sui 50 (la EL 34 è spesso usata come finale Hi-Fi).
    Gli sperimentatori che ho conosciuto io, invece, compravano appunto quelle russe o cinesi. Tanto "fanno la stessa cosa". Non so se ci sia tuttora, ma c'era a Pistoia un negozio (che vendeva per corrispondenza) che le importava.
     
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    Capisco, ma a me la sovraeccitazione della seconda armonica in stile valvolare non interessa biggrin2
    preferisco un suono puro, senza distorsioni aggiunte.
     
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    CITAZIONE (evolutionator @ 22/11/2012, 22:39) 
    Capisco, ma a me la sovraeccitazione della seconda armonica in stile valvolare non interessa biggrin2
    preferisco un suono puro, senza distorsioni aggiunte.

    La storia la sapevo, ma non avendo orecchio non sono capace di queste distinzioni, mi accorgo solo che il suono "è diverso", non "come sia diverso".
    Il suono puro dovrebbe essere quello degli HexFet.
    Appunto non avendo orecchio, nè assoluto nè relativo, posso dire se un ampli o un pre distorcono solo se "tosano l'onda", quando diventa quadra (quello che nei fumetti si rende con la "nuvoletta" seghettata :P ).
    Gli Hexfet invece li ho usati per dei regolatori PWM, al posto dei transistor. Hanno una commutazione più rapida ed efficiente.
     
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    Di gente che può vantare ce n'è, ma un suono puro è una cosa ipotetica. Tanto in ogni caso ci sono le casse, e tanto in ogni caso bisogna adattare il sistema ad un genere (più o meno -- tipo "tanti bassi", "pochi bassi ma medi precisi", ecc).
    Che poi le valvole possono venire usate per saturare un po', ma niente e nessuno vieta di fare un ampli valvolare che non distorca (solo che probabilmente avrebbe un po' meno efficienza... o un po' tanta meno, poi dipende).
    Per gli hexfet, immagino che soprattutto dato quanto sono famosi ce ne siano di più costosi... e di meno costosi.
     
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    CITAZIONE (evolutionator @ 25/11/2012, 00:04) 
    Per gli hexfet, immagino che soprattutto dato quanto sono famosi ce ne siano di più costosi... e di meno costosi.

    Io uso gli IRF 530-9530 (coppia complementare), 3 € l'uno. Li usano anche in applicazione Hi-Fi, anche se il sistema di pilotaggio è più complicato di un semplice operazionale...
    Ho messo a punto vent'anni fa (un po' prima di Nuova Elettronica! :P ) un regolatore PWM per fermodellismo bidirezionale.
    Si tratta di un'onda quadra con duty-cicle variabile, generata da un TL081 e amplificata dai due HexFet, che fa girare i motori dei modelli come se ricevessero corrente continua della polarita della semionda più lunga. La reattanza del motore è sufficiente ad impedire danni tipo smagnetizzazioni: lavora a 50 kHz.

    Ho rispolverato questo sistema (dà però il problema di tenere accese, se ci sono, le luci rosse... anche davanti) per costruire un'interfaccia DCC-Analogico, una specie di decoder con un finale di potenza optoisolato.
    I risultati sono promettenti: evita di mettere il decoder in locomotive troppo piccole per riceverne uno che non costi follie (i mignon costano quasi 100 €) e ridurre i fili, che anche in un miniplastico sono una ventina e oltre, a soli cinque (massa, +,-, i due del segnale DCC). Inoltre permette di adattare plastici esistenti senza grosse modifiche: sezionamenti, tratte ad alimentazione separata, catenarie, possono avere ciascuna il suo decoder.

    Voglio lanciare un quiz: come ho impedito che gli HexFet (o i transistor: qui sono intercambiabili) schiattino in caso di corto? Aiutino: un fermodellista non può stare a cambiar fusibili di continuo, quindi non ho usato quelli. ;)
     
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    QUOTE (the pilot @ 25/11/2012, 21:19) 
    Io uso gli IRF 530-9530 (coppia complementare), 3 € l'uno. Li usano anche in applicazione Hi-Fi, anche se il sistema di pilotaggio è più complicato di un semplice operazionale...

    Comprendo...

    QUOTE (the pilot @ 25/11/2012, 21:19) 
    Ho rispolverato questo sistema (dà però il problema di tenere accese, se ci sono, le luci rosse... anche davanti)

    In che senso?

    QUOTE (the pilot @ 25/11/2012, 21:19) 
    I risultati sono promettenti: evita di mettere il decoder in locomotive troppo piccole per riceverne uno che non costi follie (i mignon costano quasi 100 €) e ridurre i fili, che anche in un miniplastico sono una ventina e oltre, a soli cinque (massa, +,-, i due del segnale DCC).

    Sembra adeguato.

    QUOTE (the pilot @ 25/11/2012, 21:19) 
    Voglio lanciare un quiz: come ho impedito che gli HexFet (o i transistor: qui sono intercambiabili) schiattino in caso di corto? Aiutino: un fermodellista non può stare a cambiar fusibili di continuo, quindi non ho usato quelli. ;)

    Diodi? Condensatori? Limitatore magnetoelettrico? Trasformatore di isolamento?
     
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    Vado per quote:
    CITAZIONE (evolutionator @ 1/12/2012, 13:01) 
    CITAZIONE (the pilot @ 25/11/2012, 21:19) 
    Io uso gli IRF 530-9530 (coppia complementare), 3 € l'uno. Li usano anche in applicazione Hi-Fi, anche se il sistema di pilotaggio è più complicato di un semplice operazionale...

    Comprendo...

    Benissimo.

    CITAZIONE (evolutionator @ 1/12/2012, 13:01) 
    CITAZIONE (the pilot @ 25/11/2012, 21:19) 
    Ho rispolverato questo sistema (dà però il problema di tenere accese, se ci sono, le luci rosse... anche davanti)

    In che senso?

    Le luci sono dei LED: si accendono a seconda della polarità della corrente. Se uso quel sistema a PWM a due semionde, arriva anche l'altra polarità e mi trovo le luci rosse (che al vero indicano la coda) accese anche davanti, come le bianche dietro. Un assurdo e un orrore a vederlo da fermodellista. :cry: Con le locomotive dotate in genere di sole luci bianche, non è un problema se le hanno accese anche lato treno: l'ho visto personalmente al vero e in Italia, dove non è prescritto. Da quanto ne so, luci lato treno sono previste solo in Svizzera e in Russia.

    CITAZIONE (evolutionator @ 1/12/2012, 13:01) 
    CITAZIONE (the pilot @ 25/11/2012, 21:19) 
    I risultati sono promettenti: evita di mettere il decoder in locomotive troppo piccole per riceverne uno che non costi follie (i mignon costano quasi 100 €) e ridurre i fili, che anche in un miniplastico sono una ventina e oltre, a soli cinque (massa, +,-, i due del segnale DCC).

    Sembra adeguato.

    e non ho detto di aver trovato il progetto di un decoder DCC "didattico" fatto con componenti normali: nel progettare la basetta non mi è un problema includervi i fotoaccoppiatori o perfino fare un "tutto uno" compreso il finale di potenza.

    CITAZIONE (evolutionator @ 1/12/2012, 13:01) 
    CITAZIONE (the pilot @ 25/11/2012, 21:19) 
    Voglio lanciare un quiz: come ho impedito che gli HexFet (o i transistor: qui sono intercambiabili) schiattino in caso di corto? Aiutino: un fermodellista non può stare a cambiar fusibili di continuo, quindi non ho usato quelli. ;)

    Diodi? Condensatori? Limitatore magnetoelettrico? Trasformatore di isolamento?

    Una lampadina alogena a 12 V 20 W in serie all'uscita. Se per un qualche motivo c'è un corto, quella si accende e salva gli Hexfet o i transistor. Il trucco è usatissimo dai fermodellisti che usano il DCC. Di solito usano lampadine da auto, ma le alogene sono più piccole (anche se scaldano, si possono chiudere in un tubetto di alluminio) e si trovano più facilmente. Se l'apparecchio è un regolatore con il suo mobile, è collocata all'interno e una "gemma" vuota permette di vedere se la lampadina si è accesa e capire se il problema è un corto o un filo staccato.


    Tornando sull'audio.
    Mio padre possiede un vecchio sintoamplificatore Telefunken di circa 30 anni fa, sempre però in buone condizioni. Solo che i contatti si ossidano e richiedono ogni anno qualche goccia di WD-40 e per metterlo bisogna aprire l'apparecchio. L'ho esaminato con cura e ho scoperto che i finali non sono dei veri transistor ma nemmeno degli HexFet: usa dei darlington. Una soluzione piuttosto rara, perchè se non si usano i semplici transistor si preferisce passae agli HexFet. Quella dei darlington è una soluzione intermedia anche se non certo un ripiego.
    Un progetto per un finale di questa fatta, quasi identico al finale del Telefunken salvo in certi valori, è stato pubblicato da Nuova Elettronica nel 1984 e poi ritirato (è però ancora "replicabile").
    La riproduzione del suono del Telefunken è ottima, per quanto possa giudicarla io.
     
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    Dopo il 1°, inizio un lavoro che pare semplice... trasformo un'autoradio che mi è stata regalata "causa sostituzione" in un sintoampli in miniatura con "cassette player" extra.
    Sembra semplice ma devo montare l'autoradio in un mobile da elettronica, aggiungere trasformatore di adeguata potenza (userò uno da campanelli, che è piuttosto compatto), ponte e condensatori di filtro in gran quantità. Poi i cablaggi, visto che può essere configurata a 2 o 4 altoparlanti. Essendoci perfino l'ingresso ausiliario per i CD, la userò in connessione con l'uscita audio del PC, mantenendo la possibilità di ascolto in cuffia grazie ad un relè pilotato dall'uscita (c'è pure quella :blink: ) per l'antenna "automatica".
    Non so se qualcuno le ricorda (forse sono state messe fuorilegge): qualche volta si vedeva l'antenna fuoriuscire da sola dall'auto e questo si verificava quando si accendeva l'autoradio. Il contatto dell'autoradio non sopportava gli amperaggi del motorino di estrazione/retrazione e di conseguenza si usava un relè, alimentato da quell'apposita uscita.
    Solo la foratura del mobile per i vari connettori (uscite, ingressi, corrente) mi porterà via anche una settimana.
    L'autoradio l'ho già provata "cinofallicamente" con buoni risultati: a 2 altoparlanti quanto meno va. Se non va con 4, basta spostare due fili.
     
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