Ferrovie e modellismo ferroviario

vero e modello

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    CITAZIONE (evolutionator @ 30/10/2016, 11:40) 
    -Quelli hanno messo in moto la locomotiva
    per parecchio tempo*

    Penso sì. Non si sono accorti che le ruote della locomotiva giravano e quelle del treno no, hanno cercato di sfrenare prima di accorgersi del disastro. Penso poi sia arrivata una bella gru per toglierli di mezzo. E un'altra locomotiva per portare via il treno dall'altra parte.
     
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    Tempo fa (credo fosse un anno) avevo presentato l'Opera (maiuscola necessaria) di un modellista tedsco che ha fatto un plastico di ambientazione industriale siderurgica, ha anche un sito suo in cui spiega come ha fatto: non lo aggiorna da quasi due anni ma dubito che sul plastico abbia finito... :P
    Un mesetto fa ho scoperto che il "carro siluro" per ghisa fusa prodotto a suo tempo da Lima (uscì nei negozi esattamente mezzo secolo fa) è ancora oggi sul mercato, tanto che me ne è stato regalato uno e cercherò di prendermene un secondo. Grazie a un sito e a un amico francesi (per il sito ho dovuto usare un traduttore automatico con conseguenti grasse risate :lol2: ; l'amico conosce l'italiano perchè è in realtà goriziano, è diventato francese, e imprenditore, dopo 25 anni di Legione Straniera).
    Purtroppo non ho foto mie ma sul sito photorail-punto-com ce ne sono di altri che mostrano il servizio di trasporto della ghisa fusa con dei carri siluro (uno alla volta) dalla Ferriera ad una ditta oggi morta chiamata allora Sertubi (da non confondere con la Cartubi che esiste tuttora ed è un cantiere navale). I carri lì viaggiavano, per circa un chilometro e mezzo (secondo un tecnico era quasi un miglio inglese preciso: 1653 m; un miglio inglese sono 1609) inquadrati fra due pianali e due locomotive. Il motivo di questa metodologia era duplice:
    1 - semplificare le manovre: si staccavano la prima locomotiva e il primo carro e si manovrava nell'area di scarico il carro siluro con il secondo pianale (che faceva da protezione) con la seconda; finito il lavoro si ricomponeva il treno e la locomotiva che prima era dietro diventava quella davanti.
    2 - Il carro siluro in uso a Trieste non ha apparato frenante continuo, per cui occorrevano otto assi frenati (i due carri) più quelli delle locomotive (da cinque a sette, le locomotive potevano avere due, tre o anche quattro assi) per compensare gli otto non frenati e con un peso non indifferente (circa 120 t) che con l'inerzia che aveva poteva letteralmente continuare a spingere le locomotive se avessero fatto affidamento solo sulla loro forza frenante. Aggiungiamo che, non avendo il carro siluro una condotta freno, non si poteva far chiudere i freni dietro di esso dalla locomotiva posta davanti, occorreva scambiarsi gli ordini (penso via radio).
    Fortunatamente il carro francese riprodotto da Lima (oggi Lima Hobby, divisione di Hornby) i freni li aveva: nel vero conservato in museo a Mulhouse
    640px-Wagon-Poche-SZ-504121_Mulhouse_FRA_002
    si vedono i ceppi dell'asse estremo e sopra il telaio di ogni semi-carro si vedono i cilindri freno, inoltre si nota un tubo sul fianco del "siluro" che alle estremità va a connettersi con raccordi flessibili a ciascun semicarro. La cosa potrebbe evitare l'uso dei cari scudo (pericolosa con modelli leggeri quali i pianali) e perfino quello di due locomotive. Un carro potrebbe essere plausibile per tenere la locomotiva (specie se Diesel)* distante dallo scarico della ghisa fusa,
    Ho visto le foto di un gruppo torinese (credo) che ha fatto in 1/87, sia pur semplificata, una fonderia con tanto di altoforno e lì hanno strafatto: per motivi di costo (20 euri contro 100) hanno usato i carri siluro Lima raffinandoli ma hanno "strafatto" riproducendone uno aperto, cosa lodevole ma non riproducendo il coperchio imperniato come nelle normali cisterne! :o:
    Così vicino a un flusso di metallo fuso a 1600°C, una cerniera sarebbe diventata in pochi secondi uno shear pin, Uno shear pin è uno di quegli elementi a espulsione usati per agganciare i carichi di caduta agli aerei o fra loro gli stadi dei razzi: una piccola carica, non necessariamente esplosiva, fa schizzare via il perno e questo libera il pezzo da liberare. Nel caso del carro, se il portello, pesantissimo perchè anche rivestito in mattoni, fosse stato imperniato, il calore avrebbe vaporizzato il grasso spaccando le cerniere in pochi secondi, con le conseguenze facilmente immaginabili (spettacolari solo per chi fosse stato a distanza: capotta ignifuga ed elmo non sarebbero serviti a nulla).
    Il carro vero era dotato di un coperchio (manteneva la ghisa fusa per mezza giornata) ma questo era scorrevole, come si può notare nelle foto del carro al museo francese. Per aprirlo veniva fatto scorrere all'indietro e un po' verso l'alto da un meccanismo a pignone e cremagliera (non penso idraulico, troppo pericoloso).
    In questa pagina (è di un forum francese) si vedono, e cliccandoci sopra anche si vedono in grande, i particolari del carro in questione (è un altro ma dello stesso tipo, ne avranno fatti anche una cinquantina. Dato che non so il francese, quando ho usato il traduttoe automatico sono arrivato alle comiche... :woot: :woot:
    Nel modello manca una parte della protezione del meccanismo, ma bastano tre listelli di plastica a farla giusta. I cilindri freno si trovano ma costano parecchio (sono in microfusione) per cui vedrò se riesco a farmeli dai telai che reggono i pezzi dei kit: quelli non mi mancano mai! :woot: Poi bisogna cambiare scalette e ringhiere (le scalette paiono nella scala minore...) e rimuovere le scalette di accesso alla parte superiore del "siluro", presenti al vero solo inizialmente e poi tolte perchè possibili fonti di infortunio.
    Se guardate su www.stahlbahn.de/ , l'Autore ha reso pure mobile la "supposta"... no, a quello non arrivo. Se riesco a trovare assi di metallo (quello in commercio oggi ha assi con ruote in plastica ma fusello in metallo, non so perché), la presa corrente servirebbe solo ad accendere o spegnere un LED per far supporre o meno la presenza del metallo fuso dentro.

    I carri usati a Trieste somigliano invece a questo (se si osserva, pare, dico pare, di vedere che però almeno gli assi estremi il freno lo abbiano, ma non so se tutti quelli prodotti su quel progetto lo avessero e se era solo su due assi su otto, poco agiva):
    800px-Hattingen_-_Henrichsh%C3%BCtte_-_Bahn_16_ies
    I costruttori erano anche diversi: i carri triestini erano GHH, quelli francesi della CAFL (non era l'operatore ma il costruttore: in origine Lima mise la scritta facendolo involontariamente una versione "appena consegnata") ma alcuni furono allestiti da De Dietrich.
    Fra progetti, varianti più o meno capienti, versioni europee o americane, se ne trovano una quindicina diversi, da sei a 18 assi.

    *una locomotiva Diesel, causa il suo combustibile, è più vulnerabile alle alte temperature di una a vapore, oltre ad essere meno robusta. Quando si è incendiato il museo di Norimberga, le locomotive a vapore sono sopravvissute, le Diesel no (con tutto che erano scariche): per la V80 sono andati a ricomprarne una da una ditta di lavori italiana che l'aveva da poco accantonata. Bel fondoschiena!

    Edited by the pilot - 14/11/2016, 20:13
     
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    In "come state" ho accennato a un carro di minore capienza per il trasporto di metallo fuso (di solito ghisa); qui stanno recuperandone uno (forse da due ruderi cercano di metterne assieme uno intero o quasi):