-Quelli hanno messo in moto la locomotiva per parecchio tempo*
Penso sì. Non si sono accorti che le ruote della locomotiva giravano e quelle del treno no, hanno cercato di sfrenare prima di accorgersi del disastro. Penso poi sia arrivata una bella gru per toglierli di mezzo. E un'altra locomotiva per portare via il treno dall'altra parte.
Tempo fa (credo fosse un anno) avevo presentato l'Opera (maiuscola necessaria) di un modellista tedsco che ha fatto un plastico di ambientazione industriale siderurgica, ha anche un sito suo in cui spiega come ha fatto: non lo aggiorna da quasi due anni ma dubito che sul plastico abbia finito... Un mesetto fa ho scoperto che il "carro siluro" per ghisa fusa prodotto a suo tempo da Lima (uscì nei negozi esattamente mezzo secolo fa) è ancora oggi sul mercato, tanto che me ne è stato regalato uno e cercherò di prendermene un secondo. Grazie a un sito e a un amico francesi (per il sito ho dovuto usare un traduttore automatico con conseguenti grasse risate ; l'amico conosce l'italiano perchè è in realtà goriziano, è diventato francese, e imprenditore, dopo 25 anni di Legione Straniera). Purtroppo non ho foto mie ma sul sito photorail-punto-com ce ne sono di altri che mostrano il servizio di trasporto della ghisa fusa con dei carri siluro (uno alla volta) dalla Ferriera ad una ditta oggi morta chiamata allora Sertubi (da non confondere con la Cartubi che esiste tuttora ed è un cantiere navale). I carri lì viaggiavano, per circa un chilometro e mezzo (secondo un tecnico era quasi un miglio inglese preciso: 1653 m; un miglio inglese sono 1609) inquadrati fra due pianali e due locomotive. Il motivo di questa metodologia era duplice: 1 - semplificare le manovre: si staccavano la prima locomotiva e il primo carro e si manovrava nell'area di scarico il carro siluro con il secondo pianale (che faceva da protezione) con la seconda; finito il lavoro si ricomponeva il treno e la locomotiva che prima era dietro diventava quella davanti. 2 - Il carro siluro in uso a Trieste non ha apparato frenante continuo, per cui occorrevano otto assi frenati (i due carri) più quelli delle locomotive (da cinque a sette, le locomotive potevano avere due, tre o anche quattro assi) per compensare gli otto non frenati e con un peso non indifferente (circa 120 t) che con l'inerzia che aveva poteva letteralmente continuare a spingere le locomotive se avessero fatto affidamento solo sulla loro forza frenante. Aggiungiamo che, non avendo il carro siluro una condotta freno, non si poteva far chiudere i freni dietro di esso dalla locomotiva posta davanti, occorreva scambiarsi gli ordini (penso via radio). Fortunatamente il carro francese riprodotto da Lima (oggi Lima Hobby, divisione di Hornby) i freni li aveva: nel vero conservato in museo a Mulhouse
si vedono i ceppi dell'asse estremo e sopra il telaio di ogni semi-carro si vedono i cilindri freno, inoltre si nota un tubo sul fianco del "siluro" che alle estremità va a connettersi con raccordi flessibili a ciascun semicarro. La cosa potrebbe evitare l'uso dei cari scudo (pericolosa con modelli leggeri quali i pianali) e perfino quello di due locomotive. Un carro potrebbe essere plausibile per tenere la locomotiva (specie se Diesel)* distante dallo scarico della ghisa fusa, Ho visto le foto di un gruppo torinese (credo) che ha fatto in 1/87, sia pur semplificata, una fonderia con tanto di altoforno e lì hanno strafatto: per motivi di costo (20 euri contro 100) hanno usato i carri siluro Lima raffinandoli ma hanno "strafatto" riproducendone uno aperto, cosa lodevole ma non riproducendo il coperchio imperniato come nelle normali cisterne! Così vicino a un flusso di metallo fuso a 1600°C, una cerniera sarebbe diventata in pochi secondi uno shear pin, Uno shear pin è uno di quegli elementi a espulsione usati per agganciare i carichi di caduta agli aerei o fra loro gli stadi dei razzi: una piccola carica, non necessariamente esplosiva, fa schizzare via il perno e questo libera il pezzo da liberare. Nel caso del carro, se il portello, pesantissimo perchè anche rivestito in mattoni, fosse stato imperniato, il calore avrebbe vaporizzato il grasso spaccando le cerniere in pochi secondi, con le conseguenze facilmente immaginabili (spettacolari solo per chi fosse stato a distanza: capotta ignifuga ed elmo non sarebbero serviti a nulla). Il carro vero era dotato di un coperchio (manteneva la ghisa fusa per mezza giornata) ma questo era scorrevole, come si può notare nelle foto del carro al museo francese. Per aprirlo veniva fatto scorrere all'indietro e un po' verso l'alto da un meccanismo a pignone e cremagliera (non penso idraulico, troppo pericoloso). In questa pagina (è di un forum francese) si vedono, e cliccandoci sopra anche si vedono in grande, i particolari del carro in questione (è un altro ma dello stesso tipo, ne avranno fatti anche una cinquantina. Dato che non so il francese, quando ho usato il traduttoe automatico sono arrivato alle comiche... Nel modello manca una parte della protezione del meccanismo, ma bastano tre listelli di plastica a farla giusta. I cilindri freno si trovano ma costano parecchio (sono in microfusione) per cui vedrò se riesco a farmeli dai telai che reggono i pezzi dei kit: quelli non mi mancano mai! Poi bisogna cambiare scalette e ringhiere (le scalette paiono nella scala minore...) e rimuovere le scalette di accesso alla parte superiore del "siluro", presenti al vero solo inizialmente e poi tolte perchè possibili fonti di infortunio. Se guardate su www.stahlbahn.de/ , l'Autore ha reso pure mobile la "supposta"... no, a quello non arrivo. Se riesco a trovare assi di metallo (quello in commercio oggi ha assi con ruote in plastica ma fusello in metallo, non so perché), la presa corrente servirebbe solo ad accendere o spegnere un LED per far supporre o meno la presenza del metallo fuso dentro.
I carri usati a Trieste somigliano invece a questo (se si osserva, pare, dico pare, di vedere che però almeno gli assi estremi il freno lo abbiano, ma non so se tutti quelli prodotti su quel progetto lo avessero e se era solo su due assi su otto, poco agiva):
I costruttori erano anche diversi: i carri triestini erano GHH, quelli francesi della CAFL (non era l'operatore ma il costruttore: in origine Lima mise la scritta facendolo involontariamente una versione "appena consegnata") ma alcuni furono allestiti da De Dietrich. Fra progetti, varianti più o meno capienti, versioni europee o americane, se ne trovano una quindicina diversi, da sei a 18 assi.
*una locomotiva Diesel, causa il suo combustibile, è più vulnerabile alle alte temperature di una a vapore, oltre ad essere meno robusta. Quando si è incendiato il museo di Norimberga, le locomotive a vapore sono sopravvissute, le Diesel no (con tutto che erano scariche): per la V80 sono andati a ricomprarne una da una ditta di lavori italiana che l'aveva da poco accantonata. Bel fondoschiena!
In "come state" ho accennato a un carro di minore capienza per il trasporto di metallo fuso (di solito ghisa); qui stanno recuperandone uno (forse da due ruderi cercano di metterne assieme uno intero o quasi):
Per chi ha interesse: su Google patents alla voce "hot metal car" (con virgolette prima, provate senza poi) trovate i disegni brevettuali di questi curiosi veicoli ferroviari. La versione più moderna del "carro siviera" è questa, ma ci sono anche altri, come questo, Ce ne sono decine, fra cui quello a 4 carrelli realizzato dai tedeschi (lo hanno brevettato anche in America e l'estratto lì è pubblico).
Ma la cosa più sorprendente è che un modello del carro siviera esiste, solo bisogna ordinarlo in America. http://www.statetoolanddie.com/ourproducts...tal-car-plastic Non è che sia nemmeno troppo costoso, 20 dollari sono circa 30-40 euri fra dogana e tasse varie (saremmo sui 100 euri, se questo avesse un equivalente europeo e qualcuno lo riproducesse... ). La siviera si trova anche separata, pure. Solo che riproduce una versione molto più anziana, sembra risalga a "prima della prima guerra". Notare che nel brevetto il tipo di siviera viene indicato come Pollock, la Casa modellistica lo chiama Pollack. Quello giusto è il primo.
Una piccola nota buttata così: ho osservato che, in Italia, la scomparsa degli importatori ha portato ad una vera e propria settarizzazione degli appassionati della scala N, se uno non fa parte di un'associazione gli è ormai impossibile procurarsi il materiale e ovviamente le associazioni non possono diventare importatori loro stesse se non per gli associati stessi. Gli unici "ennisti" che ancora fanno qualcosa in modo indipendente sono quelli che "fanno americano", in quanto devono già di loro far venire il materiale dall'estero (ho scoperto che c'è in Germania un negozio online, e fisico, che importa roba americana, quindi gli "americanisti" non sono pochi). L'idea dello stabilimento siderurgico con servizio di consegna metallo fuso, non così rara in altri posti, è stato ripreso in N da un mio conoscente che appunto "fa americano", voglio vedere se riesce a farsi il carro siviera Pollock in quella scala (già è piccolo in H0). Per un servizio come un tubificio e supponendo gli altiforni relativamente vicini, quel carro è abbastanza plausibile. Stranamente, anche se esistono al vero, i carri siluro USA non sono riprodotti in nessuna delle due scale, anche se nella maggiore vi è presente pare un kit. Io di mio non posso più fare in scala N (ossia 1/160) a causa del peggioramento della vista, ma anche in H0 (1/87) un plastico a tema unico di quel tipo non verrebbe molto grande.
Ecco un servizio di carri siluro americano. Notare che la locomotiva è una locomotiva di linea (dicono una GP-38):
Un carro siviera realizzabile anche in scala piccola (1/160) è questo. Ha un telaio monotrave, senza aperture che ne indeboliscono la struttura. In miniatura la forma della siviera può essere realizzata prima costruendo con legno duro un "formatore" per la parte bassa su cui modellare la plastica resa molle con aria calda: conviene farlo in due metà, l'inferiore policentrica e la superiore semi-cilindrica con ricavata poi la bocca di carica/scarica. Poi, altro guaio, le testate Se uno è un modellista molto tosto, può adattare alla vera siviera Pollock il carro a telaio monotrave, che dovrebbe infatti essere così pure più corto e meno fragile. Infatti non risulta che il carro su indicato sia mai stato costruito, è solo il deposito di un brevetto. Brevettare un apparecchio non significa costruirlo...
Un episodio di first built successivo al first filed che ha scavalcato il secondo riguarda il famigerato progetto HAARP: il progettista B. Eastlund lo brevettò ben prima che il governo lo costruisse e Eastlund morì senza aver visto un soldo della sua idea (se il fatto che il costruttore fosse il governo abbia pesato non so).
Ho subodorato che c'era un trucco negli scambi che l'amico mi ha portato (è andato via poco fa): sono vecchi scambi Lima modellismo di una ventina di anni fa (periodo di fusione con Rivarossi, spregiativamente chiamato "Limarossi"). Sono fatti in due metà, una con il cuore e una con gli aghi (sarebbero la parte mobile) ma sette di essi mancano della parte con il cuore. Per i destri la parte era numerata di catalogo 403830 e per i sinistri 403831, però mancano le parti coi cuori che pare fossero adattabili a entrambe, avevano un solo numero di catalogo, 403845. Si può però provare una costruzione in proprio partendo da binario commerciale: si fa il cuore su un elemento di basetta da circuito stampato incrociando lì le rotaie prese da dei flessibili e tagliandole a misura (i veri cuori ormai sono in fusione unica, ma tant'è...). Ovviamente mi è subito venuto il pensiero perverso: dopo la parte con gli aghi, la parte col cuore la realizzo in curva. L'unica cosa da tenere sott'occhio sono gli sforzi, quegli scambi non brillano per robustezza. Quindi il lavoro conviene farlo in posto e non fuori opera. L'altro problema, che potrebbe impedirmene l'uso, sono le enormi dimensioni: se non sta, non sta.
Ho accennato che sto leggendo un libro (è un'istruzione tecnica) su un meccanismo di distribuzione per locomotive a vapore chiamato distribuzione a valvole sistema Caprotti. Qui si può vedere come è fatta dentro: Video Una nota: il meccanismo pare sia mosso da un motore per elettrodomestici che non è reversibile. Quando la persona muove la leva, oltre la metà dello spostamento il meccanismo, ove comandasse una locomotiva, farebbe girare tutto all'inverso. Lo sforzo che si vede ha un duplice motivo: la leva messa lì dimostrativamente richiede più forza del martinetto a vite presente sulle locomotive e il tutto è solo ingrassato mentre in condizioni normali funzionava a bagno d'olio (ci dovrebbero essere degli spioncini sulla parete esterna per verificare il livello dell'olio: erano tre a triangolo, due sopra e uno sotto, e se si vedeva nell'inferiore ma non nei superiori si era OK, se c'era in tutti e tre ce n'era troppo, se non si vedeva in quello inferiore bisognava aggiungerlo perchè ce n'era poco). Qui trovate un'infarinatura (un po' tecnica) di come è fatta. Nel primo post di questo forum trovate i link a una serie di PDF che descrivono come va gestita, oltre al suo funzionamento, tale meccanismo. Si intuisce perchè le locomotive con esso dotate siano state le prime a sparire. Ne sono sopravvissute alcune a scartamento ridotto in Sardegna e sulle ex Calabro-Lucane (non so quali siano ancora funzionanti) e tre FS, tutte in museo o situazioni simili: la S.685.600 al museo della scienza e della tecnica di Milano (millesima locomotiva costruita dalla gloriosa Breda, quella vera milanese, non quella giapponese di oggi), la 744.118, al museo di Pietrarsa e la la 625.308 in attesa di assiemaggio (per finire dove non si sa) a Pistoia.
Un amico mi ha studiato il tubificio con il trucco di mettere uno scambio su un elemento (o modulo) e gli altri tre o quattro su un altro. Io ho apportato una modifica per aggiungere uno o due binari che entrano nella fabbrica. Un truccaccio infame che mi è venuto quasi spontaneo è di realizzare una serranda (in realtà uno sportello) in corrispondenza del binario di carico dei prodotti finiti (per quello dello scarico dei carri siluro non serve) per poter tirar fuori dalla testata libera i carri vuoti e infilarvi quelli pieni, così la locomotiva andrà a metter dentro un carro vuoto e tirerà fuori, [ben poco] magicamente uno pieno. Certo che un'ambientazione francese, imposta dai carri siluro, spiccatamente di quel paese, dà non pochi problemi per i pur pochi carri che servono. Per gran popò ho trovato una locomotiva Diesel francese, forse un po' troppo moderna ma accettabile. Quando torno alla casa-laboratorio la digitalizzo (il modello e i pezzi sono già lì). No, non faccio così: Video Pur avendo un amico francese che può trovarmi i set per rendere funzionanti i fari, non sono così masochista... Digitalizzerò solo il funzionamento del motore e metterò due LED quadri in cabina collegati alle uscite fari per dare l'impressione di un piccolo cruscotto che si illumina in un colore in un verso e in un altro nell'altro, così capisco "che marcia ho messo". Inoltre ho preso un decoder ZIMO e non ESU, i ZIMO sono i migliori sul mercato, anche se un po' carucci. Ecco la locomotiva vera. Notare la bruttura del nuovo logo SNCF sopra il vecchio... uno schifo! Siccome erano adesivi entrambi, costava troppo tirare via il vecchio prima di mettere il nuovo? Video
Scrivendo un post sul blocco elettrico manuale italiano, non ho precisato che oltre a quello, basato su un principio di funzionamento, quale l'inversione di polarità, ne esiste un secondo tipo (che ha trovato un limitato impiego anche in Italia sulle FNM e sulla linea del Brennero, dove penso ci fosse già prima del 1918), di origine tedesca. Funziona in un modo totalmente diverso e piuttosto complicato, ho un po' cercato e ho trovato penso la sola descrizione in una lingua diversa dal tedesco: è in inglese e quindi è più comprensibile. Il sistema è denominabile (almeno: FS e FNM così lo hanno chiamato) Blocco a settori, in tedesco Feldblock. In "Come state?" ho spiegato di aver realizzato un dispositivo di origine svizzera che fa suonare dei rintocchi di campana per indicare che il treno è in arrivo. In realtà la campana è parte del sistema di blocco: quando viene azionato il meccanismo di occupazione, un gioco di relè invia la corrente anche alle campane in sequenza per richiamare l'attenzione degli operatori; le campane non sono state mai usate fuori dalla Svizzera (al più c'era una soneria interna, ove l'ambiente fosse rumoroso). Il principio di funzionamento del sistema tedesco (usato quindi anche in Svizzera) è quasi capovolto rispetto a quello inglese (in uso anche in Italia): nel sistema inglese si presume che la linea sia occupata se non viene ottenuto consenso dal corrispondente, nel sistema tedesco si presume la linea libera e chi manda, se può farlo, il treno si blocca la linea con conseguente sblocco dei segnali propri.
Se volete vedere come lavorano due secondarie tedesche, ci sono le webcam in tempo reale di due piccole stazioni: Walsrode e Ebstorf. L'operatore è la Erixx, una sussidiaria della Ost Hannoversiche Eisenbahn (OHE), Le automotrici sono dei Coradia LINT. Talora passano dei merci (a Ebstorf l'ho visto trainato da una Herkules, ma potrebbero essercene altre), di mattina ci portebbero essere a Walsrode, alla sera a Ebstorf, una volta questo l'ho visto incrociare un viaggiatori.
Non è stato facile trovare video di quella versione del Coradia LINT, ce ne esistono due varianti distinte e la Erixx le ha entrambe. Ce n'è una binata, formata da due semiunità ciascuna con due carrelli (uno motore e uno portante) e una snodata, con due casse su tre carrelli (quindi con maggior massa aderente, avendo quattro assi motori su sei), quella che che si vede nelle due stazioni che ho linkato in precedenza. Quella che si vede è questa (ed è ripresa proprio su una di quelle linee): Video
Quella di Enercon che transita spesso per una di quelle due linee ha una livrea azzurra e verde: Video
EDIT: La Astom fornisce il Coradia LINT binato (tipo 54) in due versioni: una con due carrelli motori su quattro (tipo quella della Erixx) e una con un terzo motore Diesel e ambedue i carrelli di una semiunità motori, più adatta per linee con tratti ripidi (6 assi motori su 8). Tutte le versioni hanno trasmissione meccanica.
ma gli hot metal train viaggiano così piano per tutto il viaggio?
Su uno di quelli francesi c'è scritto che la velocità massima carico è di 30 km/h, di uno di quelli tedeschi so che può andare a 50, ma quando si è nelle vicinanze di impianti dubito che si superi il passo d'uomo (io li avevo visti a passo di lumaca) anche per i problemi nel frenare una simile massa, sono circa 200 t o più (quello francese poteva arrivare a 240). Nel treno tedeco si vede una composizione di cinque elementi, in uno di quelli americani si vedono intercalati dei carri vuoti. Poi presso gli stabilimenti le rotaie possono non essere molto recenti e robuste. Quelli americani non pesano meno (a occhi si nota che la "supposta" ha circa le stesse dimensioni di quella del carro francese), in Nordamerica si permette una massa per asse superiore, quindi un 8 assi americano non è che sia più piccolo: carica di più gli assi, So che c'è una formula per calcolare la potenza necessaria a vincere una simile massa e per le leggi di conservazione la stessa potenza prima fornita per muoverlo deve essere dissipabile per fermarlo (o serve più tempo rispetto alla messa in moto).